Il cerchio si stringe e sempre più aziende, anche PMI, saranno incluse negli obblighi di comunicare i propri risultati in ambito di sostenibilità e strategie ESG.
Come prepararsi?
Quali sono le priorità?
Ecco le risposte!
ESG: AMBIENTE, SOCIETÀ E GOVERNANCE
Iniziamo dalle basi: ESG è l’acronimo che racchiude i 3 pilastri della sostenibilità, ovvero
E – environment, cioè ambiente
S – society, quindi impatto sociale
G – governance, quindi politiche aziendali
Ognuno di questi ambiti va analizzato e vanno ricercati sia i punti che sono sottoposti a norme ufficiali, per i quali è necessario raggiungere la compliance, cioè la conformità rispetto alle norme di settore e alla gestione dei rischi, ma anche le aree di miglioramento, che possono portare comunque grandi vantaggi sia in termini di risultati concreti sia in termini di possibilità di comunicazione delle proprie buone pratiche.
Esistono molti punti di miglioramento ed è importante sottolineare come la pressione per il miglioramento agisca sia bottom-up, cioè partendo da una richiesta della base sociale e di consumatori verso le imprese, sia top-down, quindi con l’impresa che innova e che propone alla clientela nuove soluzioni migliorate, promuovendo l’innalzamento della soglia dei parametri di bontà del prodotto.
Vediamo alcuni esempi.
ESG: AMBIENTE
Al primo posto delle strategie ESG abbiamo la E di environment, che include quindi tutto quello che riguarda il nostro impatto ambientale e gli effetti benefici o meno del nostro business sull’ecosistema.
Quando si parla di ambiente bisogna considerare il ciclo di vita di prodotti, processi e servizi che si interfacciano col nostro business.
Entrano in gioco quindi anche i nostri partner e le nostre scelte logistiche e gestionali, ad ampio raggio.
Per quanto riguarda questo primo punto, diventa subito chiaro che la transizione verso un’economia rispettosa dell’ambiente e delle persone non sia fatta di aziende separate, ma di tantissimo attori economici interconnessi: questo apre immediatamente la questione della maturità digitale dell’economia, che richiede una gestione integrata non solo all’interno della singola azienda ma a livello di rete globale.
In pratica, si procede tutti insieme, nessuno escluso, verso standard migliori a 360°. Se oggi questo è un ostacolo al progresso, si tratta anche di un grosso motore di cambiamento e miglioramento che porterà a una maggiore maturità e resilienza del sistema, coinvolgendo ogni strato economico, dalla leadership in giù, generando un cambiamento sociale.
Chi spinge per la sostenibilità ambientale?
Secondo i dati del Deloitte CxO Sustainability Report del 2022, la risposta è “tutti”:
- il 77% delle leadership aziendali afferma di ricevere pressioni da parte delle nuove norme per la lotta al cambiamento climatico
- il 75% dei consumatori afferma di scegliere tenendo conto dei parametri di sostenibilità
- il 46% dei lavoratori afferma di voler lavorare solo per aziende che optino per pratiche sostenibili
- il 46% degli investitori usa indicatori ESG per scegliere dove investire
- il settore bancario ha visto una crescita dei prestiti legati alla sostenibilità del 150%
La pressione interna ed esterna non deve metter fretta: no al greenwashing! Vanno invece perseguite azioni ben strutturate e scelte responsabili.
Ecco la lista dei principali ambiti di intervento:
- abbattere le emissioni: la riduzione delle emissioni parte dalla riduzione dei consumi, cioè taglio agli sprechi ed efficientamento energetico. La figura dell’energy manager diventa centrale per creare una tabella di marcia su misura per la propria azienda. Non si fa tutto e subito, ma si parte con delle priorità e si valutano i benefici anno dopo anno. Per alcuni investimenti inoltre esistono possibilità di noleggio, incentivi e bonus per i diversi settori;
- migliorare la carbon footprint: per questo punto si calcola il proprio impatto in termini di emissioni, contando il ciclo di vita dei prodotti e dei servizi erogati, considerando i consumi, i trasporti e i rifiuti;
- riduzione del consumo di prodotti a base di plastica: l’esempio di riduzione di plastica a più ampio raggio è quello degli imballaggi, da ridurre al minimo o da ripensare in termini di materiali facilmente riciclabili:
- agricoltura rigenerativa: optare per le pratiche che contrastino la deforestazione e che favoriscano invece i processi di cattura della CO2. Non si tratta di un fattore che interessa solo il settore agricolo, ma di una attenzione di ogni business per la sostenibilità della propria filiera. Ha un impatto molto più esteso di quanto appaia al primo sguardo, si pensi ad esempio al consumo di carta, che nelle buone pratiche deve provenire da coltivazioni certificate.
ESG: SOCIETÀ
Al secondo punto delle strategie ESG abbiamo il versante sociale.
Le strategie ESG portano benefici diffusi: quando vengono implementate, le aziende beneficiano di una crescita più rapida e favoriscono l’abbassamento del rischio a 360°, con ricadute positive anche sulla società.
Nello specifico, una strategia ESG che includa le buone pratiche nei confronti della società, darà importanza a:
- attenta gestione della catena dei fornitori: il ciclo di vita dei nostri prodotti e servizi è il frutto di una lunga catena di processi, e la supply chain pesa in media per oltre il 60% nella valutazione del ciclo di vita e va ad includere le materie prime e le loro lavorazioni, la logistica (trasporto o distribuzione) e la vendita al cliente finale.
- attenzione ai fattori DEI – diversità, equità, inclusione: questo punto riguarda le condizioni di assunzione e il mantenimento del posto di lavoro, gli avanzamenti nella carriera, il livello retributivo e la soddisfazione dei lavoratori in termini di aderenza dei compiti alle proprie capacità e competenze, ambiente di lavoro, coinvolgimento. I fattori di discriminazione come sesso, genere, razza, età o credo vanno rilevati e controllati e, in caso influiscano negativamente in uno dei passaggi elencati all’inizio, contrastati.
- diritti umani e pratiche di lavoro: l’ambiente di lavoro deve essere un posto sicuro per i lavoratori e garantire la libertà di espressione e il riparo da pressioni, intimidazioni e discriminazioni. È compito della leadership impegnarsi per realizzare un ambiente di lavoro sereno e sicuro per tutti.
ESG: GOVERNANCE
L’ultimo punto riguarda la governance, quindi le decisioni e la linea di politica aziendale che dà la forma all’approccio alla sostenibilità lungo tutti i processi aziendali.
È di nuovo compito della leadership quello di individuare e far realizzare politiche sostenibili, attraverso un corpus di opzioni coerenti che coinvolgano tutto il personale della ditta e che siano note e condivise lungo tutta la supply chain.
Questo ovviamente passa attraverso un ventaglio di azioni che vanno dalla attenzione alla corporate communication e comunicazione interna fino al controllo dei fornitori e dell’indotto in generale, arrivando a toccare la forza vendita e il livello della distribuzione e del marketing (perché il consumatore è interessato ed è uno dei gruppi di pressione più importanti per premiare le strategie ESG).
Nella pratica, la governance lavora su alcuni punti chiave dell’azienda:
- i bilanci di sostenibilità: includendo le diverse forme obbligatorie e volontarie di bilanci non finanziari. Ne abbiamo parlato in modo più approfondito in questo articolo.
- protezione e gestione dei dati dei consumatori: vale in ogni settore ed è di fondamentale importanza.
- anticorruzione e antiriciclaggio: è un altro punto fondamentale per una governance orientata alla gestione del rischio e alla protezione di clienti, lavoratori e investitori.
ricerca delle buone pratiche specifiche per il proprio settore: l’impatto di una scelta strategica, ad esempio il ricorso ad energie da fonti a basse emissioni, può essere importante per un settore (prendiamo un cementificio) o insignificante per un altro (prendiamo uno stabilimento balneare). La governance controlla che le azioni di miglioramento siano efficaci, efficienti e appropriate al proprio settore di appartenenza.
PERCHÉ OPTARE PER LA STRATEGIA ESG?
Optare per una strategia ESG è già un obbligo per porzioni sempre più estese di aziende.
Questo non deve far dimenticare che l’impegno nella strategia ESG non va visto come un semplice obbligo di legge, ma come un’opportunità per migliorare il proprio business, se ben implementata e ben comunicata all’interno e all’esterno dell’azienda.
Oltre a vantaggi ambientali e sociali, esistono dei benefici collaterali che sono particolarmente acuti in questa fase storica di transizione:
- un’azienda con una chiara e solida strategia ESG attira più talenti e li fidelizza con maggiore successo
- i lavoratori sono più motivati e la credibilità sul mercato aumenta
- è più semplice gestire la comunicazione, ad ogni livello, e si guadagna in ambito di brand identity ed awareness
- c’è maggiore facilità di ottenere partnership vantaggiose e contributi pubblici e privati
- si abbattono i costi (energia, acqua, gestione dei rifiuti etc)
- c’è più successo nel community management. Abbiamo parlato dell’argomento in questo articolo. https://k89design.com/marketing-strategy-blog/community-manager/
migliora l’inclusione in circuiti virtuosi di economia circolare, con accesso a nuovi mercati
Ti stai impegnando in una strategia ESG ma non sai come comunicarla al meglio? Contattaci!