Si è da poco conclusa la Biennale di Street Art Super Walls e la nostra agenzia di comunicazione, già innamorata del mondo dei writers, non ha resistito ad andare a vedere i work in progress, a spiare dietro le quinte, a portarvi a spasso nel tempo nei luoghi segreti in cui i writers si allenano, a vedere cosa succede davvero nei giorni precedenti alla consegna delle magnifiche opere, oltre 30, che da oggi abbelliranno la città e la provincia, in barba a chi preferiva il grigio monolitico e l’abbandono estetico delle pareti vuote.
PRONTI PER LA FOTO-MARATONA?
ANNA CONDA E MEDIANERAS: LE GRANDI PARETI DELL’OSPEDALE
L’ospedale di Padova è una istituzione di importanza europea, qui si formano medici provenienti da tutto il mondo, abbiamo eccellenze riconosciute a livello internazionale, ci nascono tanti bambini e viene curata gente di tutto il mondo.
Anna Conda, col supporto della amica e collega di graffiti, ha istoriato il muro dell’ingresso del reparto di Ostetricia. Molti dei nostri lettori sono nati proprio lì, o ci hanno messo al mondo i loro bambini.
Il piccolo ingresso, reso appena più confortevole da un paio di panchine e dall’ombra degli alberi, ora accoglie le future mamme con un’opera dolcissima, la stessa opera che le saluta quando escono per tornare a casa con un pupo in braccio, nuovo di zecca! Il tema della rinascita viene qui declinato nell’universale sguardo amorevole della mamma? Sorella? Amica? Della donna in ogni caso che cura la vita, la crea e la ricrea col suo corpo e col suo affetto.
Poco più avanti la coppia Medianeras ha realizzato la propria opera di rinascita accanto alla palazzina di psichiatria: una figura emerge da un quadrato scuro per uscire da una cornice colorata con dei dettagli optical in bianco e nero, un passaggio, un attraversamento di una parete che mostra un’uscita.
Può essere la parete del tempo, della percezione, del percorso di vita, il simbolo di un passaggio e di buon augurio che riguarda tutti.
L’OSPEDALE CHE ERA GIÀ BELLO
Alessio B, visto in azione anche durante Super Walls, ha istoriato la grande parete di fronte al pronto soccorso, con “Coronavirus”, una gigantografia di Wonder Woman in versione infermiera.
L’opera ringrazia ogni giorno le eroiche donne, che sono la maggior parte del personale sanitario in prima linea contro il virus, che proprio a Padova ha fatto la prima vittima dell’occidente, portando al primo lockdown della nostra storia recente.
A TU PER TU CON NERONE
Nerone, che essendo francofono si pronuncia Neroné, ha dipinto dei grandissimi fiori, altro simbolo chiave della rinascita.
L’ha fatto grazie ad una piattaforma aerea che gli ha permesso di raggiungere ogni angolo della parete nella Cittadella dello Studente in via Venezia.
Proprio Nerone ci ha parlato della sua esperienza con Super Walls.
K89: Conoscevi già Padova e i suoi writers?
Nerone: No, è la prima volta che vengo a Padova, sono qui con tutta la famiglia, quella è mia madre (indica signora che mi saluta in francese). Sono stato contattato dall’organizzazione ed eccomi qua!
K89: E che impressione ti fa il posto dove stai creando la tua opera?
Nerone: Mi piace molto, belle persone, bella atmosfera.
E poi devo dire, da francese, che il cibo qui a Padova è ottimo! (ride)
K89: Che cosa rappresenta un evento del genere in questo momento storico secondo te?
Nerone: C’è un bel casino in Europa in questo momento, non solo per il Covid…
Ma l’arte, gli eventi come questo, possono unire le persone che vi partecipano, e secondo me tutto ciò rappresenta un cambiamento che è in atto.
SUPER WALLS: LA DIRETTRICE OVEST DELL’EVENTO
Fino a qui abbiamo avuto un assaggio delle opere all’interno delle mura di Padova, ma Super Walls ha lanciato i suoi schizzi di colore anche molto lontano, come un secchio di vernice lasciato cadere sulla città.
Chi si è spinto fino ad Abano ha trovato ad esempio lo storico Axe (la nostra agenzia di comunicazione l’ha intervistato l’anno scorso, qui trovate l’intervista).
Quello che è stato disegnato fuori dal centro cittadino è difficile da individuare se non lo si cerca, o se non si lavora o non si vive proprio lì dove è stato realizzato.
Abbiamo quindi fatto un giro anche verso la direttrice ovest della kermesse, incontrando artisti all’opera, in cima alle piattaforme, in pieno dialogo con le sciure del paese che venivano a vedere cos’è questa cosa dei writers, in mezzo ai clienti del supermercato che facevano la fila per fotografare una tigre di 10 metri.
Partiamo con Julia Benz, artista tedesca che ha lavorato su quella che pare la versione patavina dei palazzi praghesi “Fred e Ginger”.
La troviamo in cima alla piattaforma aerea, insieme ai membri del suo team, mentre è impegnata a riportare le misure del disegno originale sulla grande parete curva di Seriplast, a Veggiano.
Pochi km verso Padova, entrando nelle viuzze interne di Mestrino, troviamo invece Tony Gallo, che vince il premio del più amato dalle vecchiette. È un gran premio, non stiamo scherzando!
Ormai impegnato nei ritocchi della parte bassa dell’opera, con la piattaforma ripiegata alle sue spalle, viene intervistato dalle signore del paese che ammirano la grandezza, i bei dettagli dei ricami, i colori festosi del suo murales.
Un’anziana fan, in stile Vittorio Sgarbi, lo approccia in modo tranchant:
“Dime on fià, cossa vorisseo dire sto disegno?”
Stanco, ma paziente e divertito, Tony Gallo risponde a tutte, continuando a ritoccare la sua bellissima opera.
Arriviamo ora in città, nel quartiere Chiesanuova di Padova Ovest e abbiamo il piacere di incontrare Nina Valkhoff, alla quale va il premio della più allegra fra gli street artist.
Lavora letteralmente ballando in cima alla piattaforma aerea. Quando arriviamo ha lasciato rulli e bombolette e la vediamo con un pennellino in mano a lavorare di precisione sulle sopracciglia della tigre. Posa per i curiosi, saluta, sorride, e balla!
Sposta la piattaforma per prendersi cura di ogni pelo della sua tigre, e quando parte Blurred Lines le facciamo i complimenti per la playlist. “My friend did it!”, l’ha fatta il mio amico, risponde indicando il serissimo e bravissimo collega.
La tigre del duo rinasce quando ormai tutto pareva perduto: nonostante i funghi siano cresciuti, la tigre torna a nuova vita in un paesaggio tropicale, caldo, intenso e… bellissimo!
Nina ci tiene a sottolineare che ama gli animali e che li rappresenta sempre per far passare un po’ del suo amore a tutti quelli che ammirano le sue opere.
Ultima tappa, la scuola Muratori, coperta di colori da Any, David Karsenty e Shife.
Incontriamo Shife che, mentre altri colleghi in tutta la provincia hanno già finito, sta caricando l’auto con tutto il materiale di lavoro e guarda la sua opera, alla quale manca ancora molto.
Gli chiediamo quando ha iniziato.
“Stamattina!”. Beh, ora che capiamo che ci ha lavorato solo una giornata, deve aver lavorato davvero col turbo.
“Eh sì, ma la piattaforma aerea è arrivata solo alle tre!”.
E stasera cosa farai?
“Una doccia, di sicuro, poi mi trovo al Milkovich con gli altri”.
ARCELLA BELLA, ARCELLA TOWN, LE MILLE E UNA ARCELLA, E ORA LA BIENNALE
Anche se molti artisti non si conoscevano prima, la Biennale può contare su uno zoccolo duro padovano che ha lavorato moltissimo in città, soprattutto nella zona degli Ospedali e nel Quartiere Arcella.
Proprio l’Arcella ha offerto (spesso senza saperlo) i propri muri per realizzare murales di tutti gli stili e, diciamo, di tutte le carature.
Il grande quartiere settentrionale della città, con una storia intensa come un Bignami, con una cultura mischiata come una macedonia, offre quegli spazi e quella attitudine all’accoglienza trasversale: si accolgono i bambini, gli immigrati, gli artisti, gli studenti, le iniziative.
Non ci stupirebbe se a breve nascesse l’inno dell’Arcella. Che sarebbe sicuramente in 5 lingue!
In questo quartiere si sono tenuti alcuni dei maggiori eventi di socializzazione e approfondimento della Biennale, insieme a numerose altre iniziative sempre portate avanti con la massima cautela dal punto di vista sanitario.
Benvenuti quindi all’evento “Biciclette d’artista” di Piazza Buonarroti, uno dei cuori del quartiere dai mille cuori.
PRESENTAZIONE DELLE BICICLETTE D’ARTISTA
Lasciamo la parola al nostro reporter dell’evento!
L’evento non è molto diverso da altre volte in cui sono stato qui durante l’estate.
I tavoli sono pieni di abitanti dell’Arcella, c’è un lungo tavolo di fianco alla piazza dove sono seduti artisti e organizzatori (perciò “a parte” rispetto alla gente normale).
Ad un tavolo c’è un gruppo di di ragazzini molto eccitati che guardano le foto dei vari writers.
Noto poi che ci sono Tony Gallo, Boogie, un altro paio di storici artisti di città, e si sono portati dietro famiglie e amici (i ragazzini, vestiti street, probabilmente sono figli…).
Sono tutti qui per l’evento collaterale “Biciclette d’artista”, che consiste in un regalo simbolico dei writers alle città che hanno ospitato le Biennale: a queste città verranno regalate 6 bici del circuito di bike sharing locale, con la particolarità che si tratta di biciclette decorate proprio dai writers.
Ho voluto raccogliere le impressioni del pubblico e degli artisti, ed ecco cosa mi hanno raccontato.
Il proprietario del bar in piazzetta è contento dell’evento, che riporta la vivacità anche al alto est del quartiere: “Quando siamo arrivati qui, 15 anni fa. c’erano iniziative di quartiere e mercatini settimanali, iniziative molto semplici. Nel tempo, questo tipo di iniziative sono cessate purtroppo, ma da 5/6 anni sono ricominciate iniziative come queste che coinvolgono le persone, creano comunità e attirano gli abitanti del quartiere. Siamo molto contenti!”
Un arcellano, da vero portavoce del quartiere, esprime il proprio apprezzamento per l’evento: “Molto bello, e devo dire che c’è anche Arcella Town che organizza molte cose. Per me, che sono di San Carlo (settore nord dell’Arcella) e che vent’anni fa prendevo il treno per andare all’università a Venezia e vedevo i writers all’opera sotto il cavalcavia della stazione, è emozionante constatare come la street art non sia più un’attività clandestina ma un fenomeno conosciuto alla luce del sole”.
Avvicino poi Tony Gallo.
K89: Tony, cosa puoi dirci di questa edizione della Biennale di Street Art 2021?
Tony Gallo: In questa edizione sono stati chiamati nomi molto importanti da tutto il mondo, e la qualità delle opere che si vedono in giro è molto alta.
Sicuramente, come per questa edizione, tra due anni bisognerà alzare il tiro, e non sarà facile. (ride)
K89: Nella situazione che stiamo vivendo come reagisce la street art?
Tony Gallo: Stanno succedendo molte cose, e tutti stiamo vivendo un momento molto particolare. Tutto ciò può anche dare delle opportunità anche dove prima non c’erano. Ad esempio in questo momento partecipo ad un collettivo di Cosenza, si chiamano Gulia Urbana che lavorano e creano opere in un contesto molto più piccolo di Padova, cioè in piccoli borghi, lavorando a basso budget. In questa maniera stanno facendo conoscere la Street Art in luoghi dove prima non era conosciuta e dando visibilità a queste zone.
K89: C’è un cambiamento in atto nel modo di comunicare per la street art?
Tony Gallo: Certo! Ma non va dimenticato che oltre ad eventi come questo esiste la parte commerciale, ed è un attimo fare il passo sbagliato, per questo è necessario mantenere una direzione artistica molto forte nelle proprie opere.
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