GO GREEN – PRESTO CHE È TARDI

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Perché la “svolta green” è ormai più un dovere che un’opzione?

Come si fa a fare qualcosa di davvero centrato e utile?

Come si comunica l’impegno a favore dell’ambiente?

E soprattutto: quanto mi costa?

LA SVOLTA GREEN: SE NON IERI QUANDO?

Abbiamo introdotto la svolta green come un dovere e non come un’opzione.
Ci teniamo aggiornati costantemente sugli sviluppi delle strategie per il taglio delle emissioni e dei consumi andando direttamente alla fonte.

Per cogliere l’importanza delle azioni di mitigazione del cambiamento climatico, andiamo a leggere direttamente i faldoni dei dati scientifici sui quali si basano le scelte politiche internazionali.

Queste scelte sono quelle che poi diventano politiche nazionali e si trasformano in leggi e bandi in Gazzetta Ufficiale e poi ancora in articoli di tutte quelle testate che ci dicono che il superbonus al 110% è stato rinnovato, che c’è uno scandalo nei certificati bianchi, che una ditta veneta ha piantato 5000 alberi per compensare le emissioni etc.

La verità è che se anche tutti i paesi del mondo riuscissero a rispettare la tabella di marcia e ad arrivare alle zero emissioni nette in tempo, la frittata è comunque stata fatta.

Perché?

Per due motivi:

  1. arrivare alle zero emissioni nette serve a sperare di contenere l’innalzamento della temperatura media sotto ad 1,5°C (che è comunque una soglia dannosa)
  2. arrivare alle zero emissioni nette non significa eliminare le emissioni ma abbatterle il più possibile e cercare di attuare strategie di compensazione per la quota incomprimibile. Questo si traduce in una sorta di situazione ad inquinamento controllato.

COME SI FA A FARE QUALCOSA DI DAVVERO CENTRATO E UTILE?

Le sfide legate al clima sono fuori portata per il singolo, anche quando il singolo è una grande multinazionale.

Tali scelte si coordinano a livello mondiale, nientemeno, e perché la politica non si trovi a calare dall’alto misure incomprensibili alla massa è necessario educarla, questa massa, che poi siamo noi.
Saltiamo quindi a piè pari il minimo contributo che possiamo dare nelle scelte politiche e vediamo dove possiamo andare a portare un beneficio più largo.

Parleremo dell’approccio della comunicazione.
Il “cosa fare” pratico infatti dipende da tantissimi fattori, non ultimo il budget che si può dedicare alla svolta green della propria azienda.

Se l’ideale è andare al punto e:

  • tagliare i consumi
  • tagliare le emissioni
  • compensare le emissioni

è anche vero che molte di queste azioni richiedono un investimento che non tutti (soprattutto dopo 2 anni di pandemia) si possono permettere.

È oltretutto vero che non tutte le aziende possono realizzare miglioramenti radicali nella lotta alle emissioni.

Tutte però possono comunicare.

La comunicazione va a toccare tutte le persone intorno a noi, nel nostro grande intorno dato dai mezzi di comunicazione. Comunicare bene vuol dire contribuire a creare quell’educazione e quel ridimensionamento delle priorità che serve alle spinte dall’alto per fare presa.

COME SI COMUNICA L’IMPEGNO A FAVORE DELL’AMBIENTE?

Le sfide che stanno arrivando ci vengono comunicate filtrate e addolcite. Le scelte comunicative e aziendali si possono idealmente dividere in due filoni:

  1. allinearsi alla linea morbida e divulgare le proprie scelte con un approccio “bright side”
  2. optare per scelte più radicali e in anticipo sui tempi (comunicativi) dando rilevanza all’aspetto di emergenza della questione: la linea dura

La chiave di tutto sta nell’essere davvero informati sui fatti: collect data!
Vediamo qualche esempio.
L’approccio bright side: non è affatto detto che un approccio bright side sia meno utile e abbia un impatto meno benefico rispetto alla linea dura. Infatti, il destino del pianeta non dipende da quello che faranno un pugno di eroiche aziende che si convertiranno dalla produzione di cannucce per cocktail alla costruzione di pozzi per l’acqua.

Un esempio di approccio bright side può essere quello di modulare un piano editoriale centrato sulle divulgazione delle informazioni utili sul cambiamento climatico: cosa c’è da sapere, quali sono le fonti ufficiali, quali sono le principali sfide ed opportunità da considerare nel breve e medio periodo.

Ad esempio, parlando di opportunità, sappiamo alcune piante beneficeranno dei principali cambiamenti climatici, dando raccolti più ricchi grazie all’aumento delle temperature: perché non parlare di queste specie come piante che compenseranno in parte gli effetti negativi del surriscaldamento?

Altro esempio: esistono mappe sia statiche sia interattive sulle aree principalmente costiere che verranno allagate, e la nuova geografia diventerà la base per progetti di lungo termine per i settori immobiliari, abitativi e non, per le industrie, per la logistica, per l’agricoltura.

Una narrazione del “nuovo pianeta” aiuta ad orientare le scelte di lungo periodo.

Nel filone della bright side si possono includere anche tutte quelle azioni volte ad abbattere o compensare le emissioni: piantare alberi, dotarsi di sistemi di efficientamento energetico, migliorare l’efficienza dell’illuminazione dei propri ambienti, sostenere realtà locali o non locali che operano nella salvaguardia degli ecosistemi a rischio, e pubblicare di conseguenza un bilancio di sostenibilità o un’equivalenza in alberi piantati.

Parlare della bright side di un problema è un modo per stimolare la condivisione di soluzioni e buone pratiche senza aggiungere quel sentimento di urgenza che potrebbe preoccupare una parte dell’utenza.

Qui sotto un esempio di progetto comunicativo bright side nel murales padovano di Nina Valkhoff, una delle nostre writer del cuore.

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L’approccio linea dura: se invece si opta proprio per comunicare l’urgenza della svolta si può propendere per una comunicazione di tipo incisivo.

Parlando di comunicazione in ambito green abbiamo diversi esempi freschi freschi di linea dura che vengono da due anni di incendi devastanti a livello mondiale, con le immagini di fiamme, soccorritori stremati, animali feriti e mappe delle zone colpite dalla tragedia. Lo stesso si può vedere con le campagne delle grandi ONG che raccolgono fondi e adesioni per le conseguenza del cambiamento climatico nei paesi poveri, devastati da siccità e allagamenti.

La linea dura può essere integrata nella comunicazione editoriale e spaziare dalla condivisione di manuali e consigli per essere pronti ad affrontare con la massima serenità possibile le esigenze di un ambiente diverso da quello di oggi, fino a statistiche sulle conseguenze in termini di perdita di terre emerse e biodiversità.

Gli interventi concreti che stanno dietro a questa linea possono essere gli stessi della comunicazione bright side: la differenza sta infatti nel punto di vista che si vuole tenere rispetto alla questione e nello stile comunicativo, non nelle azioni di mitigazione e compensazione attuate dalla singola azienda.

Abbiamo infatti detto che non ci occuperemo tanto degli interventi specifici e concreti, che dipendono da budget e contingenze, ma ci occuperemo di comunicazione.

La scelta fra i due filoni che abbiamo chiamato bright side e linea dura non deve andare letta come bianco o nero: esiste l’intera scala di grigi sulla quale muoversi anche in relazione al proprio target.

A seconda del proprio target di riferimento e dello spazio che si dà alla comunicazione green si può optare per una posizione più vicina a uno dei due estremi o ad un mix perfetto.

E SOPRATTUTTO: QUANTO MI COSTA?

Siamo nel mondo della comunicazione e dell’informazione: virtualmente si può spendere da zero a mille a seconda della strategia adottata.

Le informazioni del tipo elencato nell’approccio bright side sono disponibili gratuitamente e vanno “solo” cercate e ri-confezionate per il proprio target di riferimento.

L’inaugurazione di una rubrica interna al piano editoriale non costa nulla, anzi, diventa un upgrade del piano editoriale a costo zero.

Parliamo di costo zero perché intendiamo che il tempo per scrivere un articolo su quanto sia fulgido il nostro mercato di riferimento possa venire dirottato per creare un articolo “green”.

Per quanto riguarda invece l’implementazione di misure anti-emissioni, si tratta di investimenti che richiedono un esborso iniziale e che si ripagano solo col tempo …ma si ripagano davvero!

Il bilancio di sostenibilità è un’altra azione che può essere implementata a basso costo in modo “fai da te” o pagando la certificazione di un’ente esterno e certificato, che dà un altro tipo di impatto alla comunicazione (non necessariamente migliore!).

Allo stesso modo, le informazioni del tipo linea dura possono derivare dalla narrazione delle proprie scelte green o essere invece in linea con una scelta di divulgazione delle buone pratiche. Euro spesi: virtualmente zero. Tempo dedicato: quanto ne vuoi.

PERCHÉ GRATIS È MEGLIO

Innanzitutto: gratis in che senso? Nel senso che i contenuti green comunicati all’esterno dovrebbero essere gratuiti per l’utenza.

Come diceva una vecchia pubblicità, quando si parla di ambiente siamo tutti sulla stessa barca e costruire un’immagine aziendale basata sulla responsabilità e sul contributo gratuito al bene diffuso è una scelta eticamente premiante e che dà lustro all’azienda.

Vedendo inoltre che con la comunicazione è possibile fare la propria parte per dare più chances alle generazioni future, la questione di “fare la propria parte” a pagamento o gratuitamente non è nemmeno da prendere in considerazione.

Come agenzia di comunicazione ci troviamo proprio in una delle fattispecie di cui abbiamo parlato: emissioni praticamente incomprimibili, avendo già tagliato la quasi totalità di emissioni legate a logistica e ufficio e avendo optato per lo smart working.

Ci ha però fatto piacere dare un piccolo segno del nostro impegno anche all’esterno, e l’abbiamo fatto alcuni mesi fa con un alberello di Treedom.

La scelta di affidarci ad una piattaforma nota che si è occupata anche della compensazione di CO2 di grandi multinazionali è stata dettata anche dalla qualità della comunicazione che un simile circuito dà.

Riceviamo gli aggiornamenti sul nostro alberello (che da seme è diventato un rametto) e possiamo condividere all’esterno i dati dell’alberello, possiamo mostrarvelo e parlarvi di lui, del perché è importante, del perché i contadini sono contenti dell’albero che abbiamo scelto, che oltre ad abbattere le emissioni dà anche risorse pulite, importanti e gratuite alla popolazione locale.

E ora ve lo confessiamo: tutto questo articolo sulla comunicazione green è nato proprio dalla gioia di ricevere la prima foto di Neem, il nostro mini figlio verde che sta in Kenia!

Se anche tu vuoi sapere cosa fare di buono per il futuro del pianeta e come comunicarlo al meglio, o vuoi migliorare la tua comunicazione, contattaci: siamo animali da comunicazione e queste cose ci piacciono e le facciamo bene.

Alla prossima.

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