Terza ed ultima parte della rassegna di inizio anno dedicata da questa bella agenzia di comunicazione ai traguardi conquistati dalle donne negli ultimi 80 anni di storia.
Entriamo nel nuovo millennio e scopriamo quali sono stati gli ultimi successi delle bambine, delle ragazze, delle donne.
ANNI 2000: LA FINE DI UN'EPOCA?
Idealmente, il 2000 chiude il periodo della terza ondata femminista, intesa a sviluppare le potenzialità delle fasi precedenti, correggerne gli errori e ampliarne gli ambiti di interesse.
2000: in quest’anno le donne ottengono successi in tutto il mondo. In Giappone si riesce ad avere giustizia dopo oltre 50 anni: nel 2000 il fronte femminista ottiene la condanna del governo giapponese per crimini di guerra, in relazione allo sfruttamento sessuale delle comfort woman durante il secondo conflitto mondiale. A New York, invece, si raggiunge un traguardo che proietta le donne in una lotta futura: una delle più massicce manifestazioni organizzate semplicemente col passa parola prende vita l’8 marzo, quando 750.000 donne scende in piazza per chiedere un maggiore controllo delle armi. Inizia la Million Mom March, che coinvolgerà decine di milioni di donne.
2001: nasce la Take Back The Night Foundation, con due marce a Filadelfia e Bruxelles. L’iniziativa apre una stagione di impegno focalizzato sulla violenza sessuale verso le donne, con strumenti di sensibilizzazione, supporto e marce annuali.
2002: quando nel 2001 la legge elettorale che prevedeva almeno il 50% di donne nelle liste elettorali viene giudicata incostituzionale, la lotta ricomincia e nel 2002 le donne della Gran Bretagna ottengono il Sex Discrimination (Election Candidates) Act, grazie all’appoggio del Labour Party.
2003: le donne della Liberia iniziano la movimentazione per innescare i processi di pace nella loro nazione, devastata da quasi 3 anni di guerra civile, con oltre 200.000 vittime e un peso crescente sulle spalle delle donne.
2004: il 25 aprile viene organizzata una delle più massicce proteste n materia di aborto della storia. A Washington le donne della March for Women’s Lives, realizzata da una coalizione di organizzazioni femministe, sfilano per chiedere l’implementazione degli strumenti per un vero accesso alla possibilità di abortire, esercitare il controllo delle nascite, proteggere la salute della donna e migliorare le condizioni legate alla sfera del sesso.
2005: le donne del Kuwait ottengono il diritto di voto dopo decenni di pressioni non violente.
2006: in Iran, la campagna One Million Signatures porta all’abolizione della poligamia. La vittoria, nota per il suo risultato in materia di matrimonio, è stata in realtà più ampia, portando un miglioramento ad esempio anche nelle leggi sull’eredità, sulla testimonianza, sul delitto d’onore.
2007: negli Stati Uniti, Nancy Pelosi diventa il primo portavoce donna della storia. Il suo impegno è stato decisivo negli iter legislativi più rivoluzionari della presidenza Obama.
2008: il Ruanda diventa la democrazia moderna a maggior presenza di donne in parlamento. Il cammino verso l’empowerment politico delle ruandesi è stato serrato: nel 2003 la costituzione prevedeva il 30% di seggi per le donne, nel 2008 la pressione politica ha portato la presenza al 56%, e nel 2013 le donne hanno ottenuto il 64% delle poltrone.
Nello stesso anno viene fondato FEMEN, il movimento femminista ucraino noto in tutto il mondo per le proteste a seno nudo contro il turismo sessuale e la discriminazione delle donne.
2009: il Fair Pay Act diventa legge negli Stati Uniti, durante la presidenza Obama. Le donne statunitensi, nonostante la teorica parità di trattamento economico, continuavano a guadagnare il 23% in meno rispetto agli omologhi uomini. Il Fair Pay Act permette di chiedere il risarcimento del mancato guadagno entro 180 giorni dall’ultima busta paga, e non dalla prima, condizione che rendeva difficoltoso il rapporto di lavoro e minava la sicurezza economica della donna.
I NUOVI ANNI ‘10: I PUNTINI SULLE I
Gli anni ‘10 del nuovo millennio sono così fitti di eventi che ci limitiamo a campionare le iniziative di successo.
2010: il primo Oscar per una regista va a Kathryn Bigelow per il film The Hurt Locker. Si tratta ovviamente del premio Oscar più ambito.
2011: mentre l’Europa orientale vede la nascita delle Pussy Riot, in Arabia Saudita le donne ottengono i primi successi nella loro lotta per l’emancipazione. Le rivendicazioni, in particolare, riguardano l’arresto per le donne alla guida. Nel 2011 si ottiene che invece dell’arresto ci sia “solo” una multa. ONU approva la risoluzione che
2012: con incredibile ritardo (eh!) l’ONU approva la risoluzione che bandisce le mutilazioni genitali femminili. Sebbene la pratica sia difficile da estirpare, la risoluzione è un nuovo mezzo per modificare la percezione sociale e culturale della mutilazione.
2013: cade uno degli ultimi ostacoli per le donne che scelgono la carriera militare. Il Pentagono permette alle donne di lavorare al fronte, come combattenti. SI tratta dell’ultimo miglio della carriera militare delle statunitensi, iniziata come ausiliarie negli anni ‘40.
2014: il Nobel per la Pace va alla pakistana Malala Yousafzai, appena 16enne. Malala diventa la più giovane donna ad aver vinto il prestigioso riconoscimento per il suo impegno per l’istruzione femminile, impegno che le è valso un attacco quasi mortale quando un opponente talebano le ha sparato alla testa.
2015: per protestare contro gli abusi sessuali che ancora interessavano almeno il 23% delle studentesse dei college, Emma Sulkowicz inizia la Matress Performance – Carry That Weight. Emma ha iniziato ad attraversare gli spazi aperti del campus portando a spalla un materasso, in risposta all’incapacità della scuola di espellere i ragazzi che l’avevano violentata.
In Argentina, dove una donna viene uccisa ogni 30 ore, nasce il movimento NiUnaMenos, NonUnaDiMEno, attivo contro il femminicidio e la violenza sulle donne.
2016: Hillary Clinton è la prima donna ad ottenere la nomina a candidata presidenziale da un partito di maggioranza.
2017: nasce il movimento #MeToo, con un effetto domino che parte dalle denunce di violenza sessuale contro il produttore Harvey Weinstein. Il movimento incoraggia le vittime di violenza sessuale a denunciare gli abusi subiti. Probabilmente il movimento ha guadagnato molta parte del proprio impeto e visibilità grazie al luogo di partenza: Hollywood. Ha portato conseguenze catastrofiche per la vita e la carriera di diversi guru e magnati che agivano impunemente da decenni.
2018: le donne saudite possono finalmente guidare! Nel frattempo, il #MeToo porta a conseguenze di ampio raggio con record di rappresentanza politica femminile a tutti i livelli negli States.
2019: Jessica Meir e Christina Koch sono le protagoniste della prima passeggiata spaziale tutta al femminile. La NASA ha aspettato ben 221 passeggiate (in genere solo maschili) prima di dare alle astronaute questa grossa e simbolica soddisfazione.
I NUOVI ANNI ‘20: GRANDISSIME FORZE IN ATTO
Il 2020 è stato un anno che verrà ricordato per secoli. Da un lato la pandemia di Covid-19 ha sconvolto il mondo, penetrando fino nell’intimità delle case per esasperare i conflitti e far lievitare i femminicidi e le violenze domestiche ai danni dei più vulnerabili. Accanto a questa tragedia sanitaria c’è l’ancora più cupo orizzonte del cambiamento climatico. Queste due forze in gioco partecipano ad esasperare la condizione della donna: la buona notizia è che probabilmente, dopo anni di semina di buoni propositi, la rivoluzione può trovare una nuova spinta, che porti dalla disperazione all’attivismo, dalla solitudine alla costruzione di un mondo nuovo.
Qui sotto un tributo alla giovanissima attivista Greta Thunberg, che il 23 settembre ha 2019, appena sedicenne, ha tenuto un durissimo discorso d’apertura al Climate Action Summit dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La lotta per il pianeta è femmina.
2020: Kamala Harris diventa la prima vice presidente donna degli Stati Uniti. “sarò anche la prima, ma non sarò di certo l’ultima”. Con queste parole la voce di Biden mostra di aver capito il tipo di onda che sta muovendo la politica e la società.
Il 2020 è anche l’anno in cui la consapevolezza del rischio climatico diventa un fronte globale attivo di divulgazione e ribellione, spesso promosso proprio dalle donne. La pandemia di Covid-19 che ancora imperversa è diventata un elemento di repressione, a causa delle limitazioni di libertà (e fuga) delle donne da contesti tossici e violenti, e la spinta per l’emancipazione passa soprattutto attraverso le azioni positive per la giustizia climatica.
2021: resistono anche le opposizioni che portano avanti i diritti di genere onnicomprensivi, come è avvenuto in Ghana, dove le donne si sono opposte alla proposta di legge repressiva anti LGBT+, promuovendo invece programmi di educazione sessuale inclusiva nelle scuole. La proposta di legge, promossa dal Christian Council, è la We support LGBTQ+ Bill.
2022: Mentre nel nostro Parlamento si comincia a parlare di congedo di paternità, Ally Orr, studentessa alla Boise State University, ha raccolto più di 70.000 dollari per fondare un programma STEM per permettere alle donne di studiare ingegneria, in risposta all’ostracismo sessista degli insegnanti.
Abbiamo anche il primo Oscar alla migliore regia che va a una non bianca, Chloé Zhao, per Nomadland.
Vogliamo però chiudere lasciandoti l’amaro in bocca.
Ogni anno, la BBC stila la lista delle 100 donne più influenti dell’anno. La trovi qui.
Oltre metà delle donne sono Afgane, ma di loro non si parla perché il regime talebano, reinsediatosi a Kabul dopo il ritiro delle truppe USA, sta provvedendo a silenziare le loro voci.