I’m a Barbie girl, in the Barbie world
Life in plastic, it’s fantastic
Barbie Girl
COMUNICARE L’ECOLOGIA
Oggi parleremo della plastica, cercando di capire come è meglio parlarne.
Per farlo, iniziamo con un quadro più ampio che riguarda il grande argomento dell’ecologia.
La crisi climatica, intrecciata con quella energetica, è un processo che penetra a fondo nelle nostre vite e lo farà in maniera sempre più pervasiva e facile da riconoscere.
La crisi climatica è un fatto, e nonostante la compattezza della comunità scientifica rispetto alla sua importanza e alla sua origine antropica, esistono i negazionisti, gli increduli, gli individui troppo spaventati per ammettere la sua esistenza e la sua portata, gli indifferenti e mille altri gruppi che si pongono in modi originali rispetto al mantra: la crisi climatica esiste, è causata dall’uomo, e va contrastata a partire da subito.
Questa introduzione è solo per mettere le cose in chiaro: la crisi è un problema reale.
Perché parlarne a livello di marketing e comunicazione?
Perché vari motivi:
- siamo tutti consumatori e le nostre scelte influenzano il mercato, quindi l’economia, quindi il pianeta
- la conoscenza di un problema e delle sue possibili soluzioni può passare anche da una pubblicità
- la crisi climatica è un problema talmente vasto che non si può affrontare in blocco (a meno che non scriviamo un articolo di 14 chilometri), quindi parliamo solo di un pezzettino. In questo caso parliamo del pezzettino di plastica.
La plastica, in barba a chi vorrebbe il plastic free dall’oggi al domani, è un materiale di enorme utilità che ha permesso progressi rapidissimi in un numero enorme di settori e la cui sostituzione veloce è più che complicata. Pensiamo solo alla salubrità e alla sicurezza di un involucro in plastica, che non si rompe e sigilla in modo ermetico il contenuto, proteggendolo da innumerevoli contaminazioni.
L’altro lato della medaglia è costituito da una lunga lista di problemi che la plastica ha portato negli ultimi decenni. Qui uno dei risvolti più impressionanti: la Great Pacific Garbage Patch.
Per questo oggi è importante che questo materiale sia al centro di una comunicazione che valorizza le buone pratiche che lo coinvolgono.
Plastica ed ecologia possono essere appaiate in una comunicazione che metta in evidenza, ad esempio:
- prodotti sfusi o pastic free, a livello del consumatore finale
- prodotti che contengono meno plastica
- prodotti in plastica riutilizzabili
- prodotti in plastica riciclata
- l’importanza del riciclo (con relativo empowerment del consumatore
Per un esempio di comunicazione che unisce plastica ed ecologia si veda il canale YouTube del consorzio Corepla.
PLASTICA E CLIMA
A questo punto la domanda: la crisi climatica e la plastica sono legate? La risposta è sì. La plastica è un derivato del petrolio, lo stesso che sta alla base di diversi combustibili fossili come benzina, cherosene, gasolio etc.
Il processo di produzione della plastica è, a livello globale, responsabile del 3,7% delle emissioni di gas climalteranti e il suo smaltimento è problematico.
Per un approfondimento sul ciclo della plastica vi invitiamo a leggere questo articolo che si rifà ad una ricerca del Boston College sul ciclo di vita della plastica.
L’approccio del ciclo di vita è un approccio interessante poiché conta tutti gli effetti di un materiale o di un oggetto specifico, da quando vengono estratte le materie prime fino al momento dello smaltimento. Nel caso della plastica ci ritroviamo con un materiale particolarmente problematico, poiché consuma moltissima energia, ha molto scarto e una volta “buttata via” impiega moltissimi anni per degradarsi, andando ad inserirsi addirittura negli organismi viventi attraverso l’inclusione di microplastiche negli ecosistemi.
Per intervenire in modo efficace sull’impatto di un materiale è necessario intervenire a livello del ciclo di vita di tale materiale. Nel caso della plastica, un approccio molto utilizzato e con importanti benefici è quello del riciclaggio della plastica stessa, che va ad abbattere l’impatto altrimenti drammatico della plastica a fine vita. In pratica si sfrutta la sua durabilità, che in natura diventa un problema drammatico, per rigenerarla e riutilizzarla. In questo modo quindi si va anche a diminuire la richiesta di petrolio per la produzione di plastica nuova.
LA PLASTICA: COME PARLARNE?
Abbiamo già citato il consorzio Corepla come esempio di comunicazione che unisce plastica (o modi per rinunciare alla plastica) ed ecologia. Vediamo alcuni approcci funzionali alla risoluzione del problema dell’impatto ambientale della plastica:
- L’istituto di ricerca della Carleton University propone una lista di suggerimenti “per principianti”, condividendo spunti, buone pratiche, iniziative (come il Plastic-free July), statistiche ed immagini legate al mondo della plastica e ai principali problemi ad essa collegati.
- Candice Batista, per The Eco Hub, condivide la sua esperienza diretta del Plastic-free July: pro e contro di una vita senza plastica.
- Beh, a questo punto non possiamo non citare il sito ufficiale del Plastic-free July!
- La delicatissima Taverna Tipica Veneziana, sull’isola di Torcello passa all’azione sul versante plastic free e utilizza piatti di pane. Sì, hai letto bene. Non sbandiera la cosa ma si limita a citare la scelta dei piatti di pane in fondo alla pagina. Ovviamente questo approccio punta sul passaparola e i risultati sono super.
- C’è chi ha pensato di trasformare i rifiuti di plastica in arte per far parlare del problema (e abbellire gli ambienti).
BONUS TRACK: MA COS’HA IMPARATO CANDICE BATISTA?
Per chi non sia riuscito a leggere l’intero articolo della Batista, qui proponiamo solo le conclusioni su cosa l’autrice abbia imparato durante il suo plastic-free July:
“Ecco alcune cose interessanti che ho imparato durante il mese di luglio:
- Ho risparmiato! Evviva!
- Se acquisti principalmente cibi integrali ed eviti i cibi trasformati (e la confezione che li accompagna) noterai effettivamente un risparmio sulla bolletta. Ero meno propenso a comprare cibo spazzatura e “spuntini salutari” che venivano in cartone o plastica.
- Cucino a casa quasi il 99% delle volte ed è stato molto più facile preparare cibi più sani. Ho trovato affascinante il fatto che ridurre l’uso della plastica mi abbia fatto mangiare meglio!
- Ho preparato il mio pranzo ogni giorno, evitando la voglia di comprare qualcosa in viaggio. Ho anche imparato a fare il guacamole e l’hummus, perché si possono comprare solo in contenitori di plastica.
- Ho sperimentato molto di più con il fai-da-te. Mi conosci, amo un buon fai-da-te e ne condivido molti qui su questo sito.
- Ma non mi è mai piaciuto fare il mio dentifricio o il mio deodorante. Ho provato un sacco di nuove ricette e le sto ancora perfezionando. Quindi il mio dentifricio e il mio deodorante arrivano ancora in contenitori di plastica. Ho dovuto semplicemente accettare questo fatto. Se riesco a perfezionare le ricette, le condividerò con voi.
- Ho imparato di più su quanto sia scadente il riciclaggio! Sono diventata MOLTO PIÙ CONSAPEVOLE!
- La più grande lezione da asporto è che mi ha mostrato quanto sia impossibile essere privi di plastica al 100%, non fraintendetemi, sono d’accordo e vediamo molti grandi blogger che lo fanno! Ma per la persona media semplicemente non è un modo raggiungibile di vivere e finirai per arrenderti prima ancora di iniziare.
- Sono molto più consapevole di dove si nasconde la plastica e ho anche apportato grandi cambiamenti alla mia dieta. La linea di fondo, inizia da qualche parte! e costruisci da lì!”