Ottimizzazione SEO e Dwell Time – Migliorare il Ranking

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L’ottimizzazione SEO ha ancora (e per fortuna), degli aspetti esoterici e difficilmente accessibili, come il dwell time.
Perché questo è un bene? Come riesco a sfruttare cose che non posso conoscere?
Un’agenzia pubblicitaria potrà analizzare le prestazioni del tuo sito in mille modi, incrociando variabili, confrontandoti coi tuoi concorrenti più bravi per superarli lì dove puoi fare meglio di loro.
Fra tutti gli strumenti che qualsiasi agenzia di comunicazione mette al tuo servizio e al servizio di tutti i tuoi competitor, con ogni probabilità ne mancherà sempre uno: il dwell time.

Cos'è il Dwell Time

Il dwell time è il tempo trascorso fra quando clicco su un risultato di ricerca per accedere ad un sito e il momento in cui esco dal sito per tornare alla pagina di ricerca.

Altri modi di entrare in un sito non valgono ai fini del conteggio del dwell time e viceversa non contano i casi in cui si esce da un sito senza tornare alla pagina di ricerca d’origine.

Ai fini dell’ottimizzazione SEO, il dwell time è molto importante, poiché è un dato che normalmente sanno leggere solo i motori di ricerca.
Va quindi perseguito, ma con cautela, in modo che una lunga permanenza non diventi una lunga brutta esperienza.

Il dwell time infatti richiede una professionalità così avanzata che pochi tecnici se ne occupano, utilizzando parametri collaterali, mentre per i motori di ricerca è un dato centrale.

È sempre sbagliato avere un Dwell Time basso? I casi limite.

Il dwell time basso non è necessariamente un male, poiché va letto assieme ad altri parametri.

A volte una permanenza breve è sinonimo di una soddisfazione immediata del nostro bisogno di ricerca.

Ad esempio, se cerco il cambio euro/dollaro e clicco su un risultato che mi porta immediatamente al cambio aggiornato, ho un dwell time brevissimo.

Ma lo stesso vale se appena apro la pagina mi accorgo che non mi soddisferà, per vari motivi (errori come il 404, dati non aggiornati, visualizzazione non ottimizzata per smartphone, sito sbagliato, etc)

È sempre bene avere un Dwell Time alto? I casi limite.

Un dwell time elevato è invece un indice che porta ad ottimizzazione SEO, perché significa che l’utente si è interessato a lungo al contenuto della pagina.
Sarò davvero soddisfatto in modo proporzionale alla mia lunga permanenza? No.

Il caso limite è dato da un sito che non dà velocemente la risposta alla mia ricerca, che carica video automatici, intasa la navigazione coi pop-up, ha un contenuto prolisso e inconcludente.

Un salto in avanti. Torniamo a parlare di ottimizzazione SEO

Fra gli strumenti normali per l’ottimizzazione SEO non compare il dwell time.
Io solitamente non conosco il dwell time delle pagine del mio sito, né di quelle degli altri, e viceversa.

In pratica, nella stragrande maggioranza dei casi, nessuno conosce il dwell time di nessun altro, solo il singolo motore di ricerca ha questa informazione.

Come posso sfruttare un fattore ignoto? Assicurandomi di dare all’utente una grande soddisfazione quando approda ad una mia pagina.

Se ottimizzo una pagina per una certa parola chiave, il contenuto deve essere completo, corretto, informativo.
In una parola: soddisfacente.

L’utente deve gustare immagini, testi, contenuti multimediali calzanti con la parola chiave che l’ha condotto da me.
Deve dire “è proprio quello che stavo cercando”.

Questo significa che i contenuti non vanno improvvisati.

Quante volte riusciremo ad avere un alto dwell time rifilando minestre allungate, prima di venire considerati spazzatura? Quante volte terremo incollato alla nostra pagina un utente annoiato prima di venire sistematicamente ignorati, anche se siamo nella prima pagina di Google?
Poche.

Perché è un bene che Google aggiorni il suo algoritmo?

Le tecniche per l’ottimizzazione SEO sono praticamente alla portata di tutti. Questo significa che un sito competitivo può portare in alto nella SERP tutto quello che vuole, con le parole chiave che vuole, ma qual è il risultato?

Se un sito non è soddisfacente, una SEO agguerrita può comunque portarlo in alto.
Per un po’. Perché se si tratta di un sito di fuffa, nel momento in cui l’algoritmo del motore di ricerca cambia, i giochi di prestigio della SEO non pagano.

Prendiamo ad esempio Google.
Mano a mano che i professionisti individuano e implementano le strategie di ottimizzazione SEO del momento, possono portare in prima pagina il sito per cui lavorano, anche se è un sito di bassa qualità in termini di contenuti e soddisfazione dell’utente.
Ci metteranno un gran lavoro di parole chiave, backlink e belle immagini di stock.
Il costante arrancare di siti poveri di qualità ma forti nella ottimizzazione SEO porta la prima pagina di Google a diventare sempre meno soddisfacente.

Un utente può trovarsi a dover andare a pagina 2, e la pagina 2 è considerata così deserta che una famosa gag sostiene che sia il miglior posto per nascondere un cadavere.

Ottimizzazione-seo

Periodicamente, Google aggiorna l’algoritmo per far decadere chi ha fatto un grande sforzo nell’ottimizzazione SEO di superficie, senza dare qualità intrinseca al sito.

Lo fa perché gli utenti devono continuare a preferirlo agli altri motori di ricerca.
In pratica, Google persegue la qualità e questo deve farci iniziare da subito a voler creare siti di qualità.

Location location location = qualità qualità qualità.

Nel settore immobiliare si dice “location location location” per dire che un immobile ha un valore sul mercato legato in modo proporzionale alla location, cioè alla posizione.

La location è un fattore potente perché nessuno te la può togliere. Nessuno sposterà casa tua dalla Rambla di Barcellona, dall’ultimo piano a Piccadilly Circus, da una esposizione verso sud in Rue Lamarck.

La casa può anche essere un buco da ristrutturare ma non perderà mai valore, grazie alla sua location, e potrà solo migliorare con una ristrutturazione.

Come nessuno nel mercato immobiliare ti può portare via la location, nessuno nel web ti può portare via la qualità.
Se hai un sito di qualità, hai un valore inattaccabile, e puoi solo migliorarlo con una buona SEO.
Visto da un’altra prospettiva, nessuno può rubare la tua capacità di soddisfare l’utente.

La soddisfazione è negli occhi di chi guarda

Questa citazione presa da Duane Forrester coglie un aspetto delicato della questione.
La soddisfazione del cliente è il punto di incontro della ottimizzazione SEO con la qualità del sito.

La SEO infatti deve mantenere le promesse. Facciamo degli esempi. Se cerco “quando esce After 2”, si apre la SERP con titoli e metadescrizioni accattivanti.

Un esempio di esperienza soddisfacente: scelgo un link promettente e il primo paragrafo annuncia subito la data del 20 agosto 2020.
Potrei essere soddisfatto così, ma l’ultima frase del paragrafo attira la mia attenzione perché spiega che il film sarebbe uscito il 20 aprile, se non ci fossero stati dei problemi.

Segue una carrellata di aneddoti sulla produzione, dal divertente al tragico. Sono coinvolto e mi ritrovo al terzo paragrafo che parla di come curiosamente il 20 aprile sarebbero usciti altri due film attesissimi, che però usciranno nel 2021 a causa di un paio di coincidenze ancora più sfortunate.

Il quarto paragrafo mi aggancia subito perché continua il discorso e mi parla di altri film famosi del passato che hanno subito lo stesso calvario per altri motivi, diventando comunque dei successi.

Stranamente solo alla fine ci sono tre estratti di interviste telefoniche al regista e ai protagonisti: tre storielle davvero simpatiche. Chiamo il mio coinquilino e gli leggo un paio di spezzoni, così ridiamo insieme.

Torno alla pagina di ricerca per saperne di più sui vecchi film che venivano citati nell’articolo. Dwell time di 20 minuti d’oro.

Un esempio di esperienza non soddisfacente: scelgo un link promettente che mi parla di gossip sugli attori, fa il recap di After 1, crea aspettativa senza mai dire quando esce il film e farcisce il tutto di pubblicità e pop-up che allungano ancora di più una esperienza di navigazione spiacevole.

Mi scoccio, mollo il telefono per fare altro e lo recupero mezz’ora più tardi per riprendere a cercare qualcosa di meglio. Dwell time di 34 minuti di inferno.

Quindi guardiamo alla nostra ottimizzazione SEO anche con gli occhi dell’utente. Bisogna ottimizzare per le parole chiave che descrivano il nostro core business, l’utente deve entrare in un sito che soddisfa completamente la sua curiosità proprio attorno a quelle parole chiave e che dia qualcosa in più degli altri.

Al variare degli algoritmi, l’unica cosa che resta è il lavoro di buona qualità, che manterrà alto il dwell time e la soddisfazione dell’utente, a dispetto di quanti sforzi facciano altri siti per sgomitare in prima pagina con dei lavori mediocri. Insomma bisogna fare fatica da subito.

Alla prossima.

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