OPINIONI E POST DIVISIVI: PUBBLICARLI O NO?

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I contenuti divisivi, i post provocatori, le dichiarazioni fuori dal coro: fanno bene all’immagine dell’azienda?

LE OPINIONI DIVISIVE: PUBBLICARLE O NO?

Dichiarazioni, censure, schieramenti opposti che si azzannano sui social, fake news, tifo da stadio, cherry picking e chi più ne ha più ne metta. L’era digitale ha aperto le porte a una nuova forma di espressione: i social media, che offrono agli individui una voce senza precedenti, consentendo loro di condividere le proprie opinioni, idee e convinzioni con un pubblico globale. Gli individui sono proprio tutti, da Barack Obama a Massimiliano Biasion.

Con questa libertà di espressione sorgono anche delle questioni etiche e sociali, soprattutto quando si tratta di pubblicare contenuti divisivi che riflettono posizioni politiche o sociali, o magari anche economiche, che possono risultare divisive. Ne parliamo oggi perché siamo a poche ore dal 25 aprile, una festa nazionale in cui l’Italia celebra la liberazione dal regime fascista e dall’occupazione nazista. A distanza di quasi 80 anni dalla liberazione, in Italia si riesce ancora ad avere un dibattito almeno mediatico attorno alla questione. Perché proprio oggi? Perché siamo ancora freschi di polemica e forse siamo più sensibili a valutare in quante altre occasioni si creano momenti in qualche modo analoghi. La domanda è: schierarsi in pubblico, tipicamente su media e social, fa bene?

Innanzitutto, ci sono indubbiamente dei pro nell’esprimere chiaramente il proprio punto di vista su questioni politiche e sociali attraverso i media e i social media. Uno dei vantaggi principali è il potenziale per stimolare il dibattito e la discussione pubblica su temi importanti. Quando gli individui condividono post e contenuti che espongono le loro posizioni su temi rilevanti e divisivi, possono attirare l’attenzione su tali questioni e incoraggiare altri a riflettere sulle proprie opinioni. Questo può contribuire a una maggiore consapevolezza e a una partecipazione più attiva alla vita civica.

Inoltre, pubblicare post divisivi può anche aiutare le persone a trovare un senso di comunità e appartenenza. Quando gli individui condividono opinioni simili, possono sentirsi parte di un gruppo coeso e solidale. Questo può fornire un sostegno emotivo e psicologico, specialmente in momenti di tensione politica, economica e sociale o durante periodi di incertezza.

Tuttavia, nonostante questi potenziali vantaggi, ci sono anche numerosi contro nell’affrontare le questioni importanti in modo divisivo sui media e social media. Uno dei principali rischi è quello della polarizzazione. Quando gli individui si schierano apertamente su posizioni estreme e pubblicano contenuti divisivi, possono alimentare il conflitto e la divisione nella società. Questo può portare a una maggior polarizzazione, politica e non, e a una diminuzione della tolleranza nei confronti delle opinioni divergenti.

Inoltre, pubblicare post divisivi può anche danneggiare le relazioni personali e professionali. Le opinioni su questioni cruciali sono spesso strettamente legate all’identità personale, e quando le persone si trovano in disaccordo su questioni fondamentali, questo disaccordo può causare tensioni e conflitti nelle relazioni interpersonali. Questo è particolarmente vero in contesti come luoghi di lavoro o ambienti familiari, dove le divergenze possono creare un clima ostile e scomodo.

Un altro aspetto negativo della pubblicazione di post divisivi è il rischio di diffondere disinformazione e fake news. Con la crescente diffusione di contenuti manipolati e fuorvianti su media tradizionali e social media, è importante esercitare cautela nel condividere informazioni politiche. Pubblicare contenuti non verificati o distorti può contribuire alla diffusione della disinformazione e compromettere il dibattito pubblico su questioni cruciali.

A questo proposito, se credi che i professionisti dell’informazione siano immuni dal pestare una… fake news, ti consigliamo un nostro simpatico articolo che puoi trovare qui

Infine, c’è il rischio di subire conseguenze negative sul piano professionale e personale. In un’epoca in cui le aziende monitorano attentamente l’immagine online dei propri dipendenti, pubblicare post divisivi su questioni politiche. sociali ed economiche rilevanti può danneggiare la reputazione e compromettere le opportunità di carriera. Allo stesso modo, le controversie politiche sui social media possono portare a discriminazioni o attacchi da parte di estranei, mettendo a rischio la sicurezza e il benessere degli individui.

Pubblicare post divisivi in cui ci si schiera a favore o contro una posizione può avere sia pro che contro significativi. Mentre può stimolare il dibattito e promuovere la partecipazione, può anche alimentare la polarizzazione, danneggiare le relazioni e diffondere la disinformazione. È importante esercitare un uso responsabile della propria libertà di espressione sui social media, tenendo conto delle implicazioni etiche e sociali delle proprie azioni.

Questa regola d’oro passa a volte in secondo piano soprattutto quando le occasioni di dibattito esacerbato ci vengono fornite una dopo l’altra in modo irresistibile, come i bocconcini di sushi sul nastro del ristorante. Possiamo scatenarci pro o contro il Natale, l’aborto, l’adozione e il matrimonio di coppie omosessuali, il nucleare, la concessione della cittadinanza, il crocifisso in classe, le donne che indossano il velo, ops non abbiamo ancora detto Israele e Palestina, flat tax e patrimoniale, il diritto di voto, la body positivity, le politiche ambientali, il sistema di istruzione, la libertà di culto, i finanziamenti alle scuole, il sistema pensionistico, il reddito minimo garantito, il controllo delle armi da fuoco… potremmo non finire mai.

Se ad esprimersi con veemenza e libertà è Massimiliano Biasion, capiamo bene che è molto diverso da quando lo fa Barack Obama, che è diverso da quando lo fa Giorgia Meloni, che è ancora molto diverso da quando lo fa la tua azienda nella sezione blog e news del tuo sito web. Esporre la propria opinione su un tema divisivo può avere vari scopi, diversi effetti e un ventaglio di risultati attesi o inattesi.
Per un’azienda, scegliere di pubblicare contenuti divisivi può anche semplicemente derivare dalla volontà di piacere a chi vogliamo attirare, o di allontanare chi non vogliamo come partner, cliente, fornitore, senza per forza andare a parlare di massimi sistemi.
Il nostro consiglio è quello di rimanere coerenti con la propria filosofia aziendale, all’interno della quale possono essere comprese anche le opinioni fuori dal coro o lo schieramento a favore di una posizione che darà il via ad un caso mediatico.

Perché tutti amano i ribelli, eheheh.
Cancella l’ultima frase (Rita Skeeter)

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