COMUNICARE LA SOSTENIBILITÀ: L’ANALISI DEL CICLO DI VITA

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Non basta una felce in un ufficio bianco per essere green!

È l’analisi del ciclo di vita dei prodotti racconta a tutti quello che fai concretamente per la sostenibilità.

Quanto ne sai?

L’ABC DELLA SOSTENIBILITÀ

Cosa significa “sostenibilità”?

E perché è importante?

La sostenibilità può essere vita come il bilancio non economico ma ambientale di una attività.

Quando pianifichiamo le spese creiamo un budget per i diversi acquisti, partendo dai più rilevanti e vedendo sostanzialmente quanti soldi ci restano per le spese di importanza secondaria. Possiamo farlo con una buona precisione, perché vediamo quanti soldi abbiamo nel conto. Se una spesa è troppo elevata, diciamo che è “non è sostenibile”. Ma con l’ambiente è più sfuggente il “limite di spesa”.

Quando acquistiamo un prodotto o un servizio per la nostra azienda, così come per la nostra casa, guardiamo alla spesa economica, ma a monte c’è un costo ambientale che va calcolato, ed è molto importante, perché non possiamo chiedere a nessuna banca un prestito in acque pulite, terre fertili, aria respirabile o biodiversità. L’ambiente non si può sostituire e non si può prendere in prestito una risorsa naturale: per questo dobbiamo utilizzare le risorse senza sprechi e senza eccessi, in modo da dare il tempo ai cicli naturali di rigenerare al massimo quella risorsa.

Quando, anno dopo anno, diamo alle risorse naturali il tempo di rigenerarsi al massimo, siamo sostenibili dal punto di vista ambientale. Quando invece il nostro impatto porta alla distruzione di una risorsa (una specie che si estingue, un ecosistema che brucia, una costa che viene smantellata o un terreno che viene avvelenato), la nostra “spesa ambientale” non è sostenibile, e il debito che contraiamo con l’ambiente lo paga tutto il mondo anche nel futuro.

Il cambiamento climatico è il risultato di una serie di spese ambientali pazze portate avanti nel passato per decenni, e il surriscaldamento, gli eventi meteorologici eccezionali, la desertificazione, l’innalzamento del livello del mare e gli incendi sono il volto dei pagherò dei nostri antenati.

L’ANALISI DEL CICLO DI VITA: LA BASE DELLA SOSTENIBILITÀ

L’impatto ambientale e il ciclo di vita dei prodotti sono due concetti che hanno molto in comune, ma non sono la stessa cosa. Se infatti l’impatto ambientale riguarda tutta l’azienda, considerando ogni risorsa che abbia un’influenza sull’ambiente, l’analisi del ciclo di vita dei prodotti riguarda solo quello che viene prodotto, o quello che viene importato o fornito e poi lavorato nell’azienda.

In un’agenzia di comunicazione, ad esempio, che offre servizi, non ha rilevanza parlare di ciclo di vita dei prodotti, perché vengono forniti nel 99% dei casi dei servizi, che sono immateriali. L’agenzia di comunicazione avrà invece un proprio impatto ambientale la cui sostenibilità si può misurare ad esempio presso la sua sede: luci a risparmio energetico, condizionamento e riscaldamento ad alta efficienza, strumenti a basso consumo, pratiche per il risparmio idrico e così via.

Oggi parliamo invece del ciclo di vita dei prodotti, che coinvolge chi tratta la produzione e lavorazione di oggetti di ogni tipo, dal cheesburger al profilato edile.

Cos’è l’analisi del ciclo di vita?

È il conto, carta e penna alla mano, di quanto un prodotto impatti sull’ambiente, considerando tutto il suo ciclo di vita in un’ottica di prestazioni nella sostenibilità.

L’analisi si articola in 5 fasi:

  • estrazione delle risorse e lavorazione
  • produzione
  • packaging e trasporti
  • uso
  • fine vita

Vediamo alcuni esempi pratici relativi agli impatti ambientali di ogni fase del ciclo di vita.

LE FASI DEL CICLO DI VITA E I LORO POSSIBILI IMPATTI

Per semplificare la valutazione della sostenibilità, analizziamo il ciclo di vita come se si trattasse di 5 punti distinti che accadono in luoghi distinti e distanti, ma in realtà molti prodotti vedono l’accorpamento di queste funzioni presso un’unica sede e in momenti molto vicini, ad esempio lungo una catena di montaggio/lavorazione continua.

  • Estrazione e lavorazione delle risorse: l’estrazione di una materia prima può essere fisiologicamente più o meno impattante. Pensiamo ad una cava: si va a distruggere un ecosistema per aprire un varco nel suolo o nella montagna, al fine di estrarre la risorsa che ci interessa. Come migliorare l’impatto di un evento che sembra essere distruttivo al 100%? Ricordiamo che stiamo parlando del ciclo di vita di un prodotto, quindi la valutazione è focalizzata sull’azienda che venderà il prodotto. Ci si rivolge quindi all’azienda chiedendo da quali fornitori (da quale cava) acquista le materie prime e quali azioni di compensazione vengono eventualmente messe in atto. Nel migliore dei casi, troveremo una cava che riesce ad utilizzare quasi tutto il materiale estratto, dalla materia principale ai sotto prodotti, e che per l’estrazione utilizza macchinari a basso impatto ambientale (scarti, rumori ed emissioni), e che addirittura compensa la distruzione dell’area di scavo in uso riforestando le aree di scavo dismesse. La lavorazione delle materie prime che poi vengono fornite alle aziende produttrici è un altro punto di interesse dell’analisi del ciclo di vita. Pensiamo all’industria della pelle, molto impattante a 360°: anche qui, volendo valutare gli impatti della lavorazione, possiamo avere laboratori che utilizzano composti chimici più o meno inquinanti, con trattamenti più o meno impattanti a livello di scarti idrici ed emissioni in atmosfera.
  • Produzione: l’impianto di produzione può aderire o meno a protocolli che minimizzano il suo impatto ambientale. Nell’analisi del ciclo di vit a, quando si guarda alla produzione, si va a vedere come i diversi aspetti ambientali vengano messi a rischio e se ci siano azioni benefiche per migliorare le prestazioni ambientali della fase di produzione. Parliamo quindi di emissioni che possono disperdersi nell’aria, nelle acque, nel suolo: vengono messe in atto soluzioni per diminuire queste emissioni, ad esempio con l’uso di filtri, di diminuzione delle emissioni, o di economia circolare? C’è poi la produzione di scarti e rifiuti, del loro trattamento e della quantità che viene prodotta: cosa fa l’azienda in proposito? Si guarda anche alla produzione di rumore, calore, odore: come fa l’azienda a minimizzare queste emissioni?
  • Packaging e trasporti: qui è abbastanza immediato riuscire a riconoscere le buone pratiche. Il packaging è riutilizzabile o facile da differenziare e riciclare? È eccessivamente ingombrante o è minimale? Si adotta la distribuzione di prodotto sfuso o con vuoto a rendere? Anche dal punto di vista dei trasporti è relativamente facile individuare le soluzioni meno impattanti: si tratta di viaggi lunghi per la distribuzione? E con quali mezzi di trasporto? Siamo in un mercato locale o a km zero oppure in una rete globale?
  • Uso: al momento dell’utilizzo possono esserci impatti ambientali anche notevoli. Se si tratta di impatti fisiologici, come ad esempio quello del detersivo che inquina mari e fiumi, è comunque possibile minimizzare l’impatto spingendo il consumatore a utilizzare la dose minima indispensabile per ottenere un buon grado di pulizia.
  • Fine vita: dopo l’uso, un prodotto si trasforma in uno scarto. Parlando di prodotto abbiamo visto che, dal punto di vista del ciclo di vita, consideriamo anche il suo imballaggio. Quindi il produttore, cioè l’azienda che vuole effettuare il proprio life cycle assessment, dovrà mostrare come minimizza gli impatti ambientali anche dell’imballo oltre che del prodotto consumato. Sulla confezione/imballaggio dovrà essere indicato chiaramente il tipo di materiale o il tipo di conferimento. Per i vuoti a rendere invece va organizzata una filiera di recupero che sia sempre ottimizzata dal punto di vista ambientale. Per i prodotti che a fine vita lasciano un problema ambientale, come ad esempio le batterie non ricaricabili o gli elettrodomestici, va indicato il modo corretto di smaltirli, e ci sono diversi modi per incentivare l’utilizzatore a seguire le giuste indicazioni, ad esempio con una comunicazione efficace.

COMUNICAZIONE AZIENDALE EFFICACE

Abbiamo appena parlato di comunicazione efficace.

Si tratta di un aspetto estremamente importante per rendere ogni punto della filiera propenso a collaborare al meglio al mantenimento della sostenibilità. Si tratta però anche di una leva di marketing sempre più importante e centrale, non solo perché aumenta la consapevolezza di tutta la comunità, ma anche perché porta dei vantaggi a chi fa le cose bene e le comunica bene.

I grandi maestri del greenwashing lo sanno bene, e sopravvivono in un mercato sempre più sensibile proprio mettendo in evidenza le buone azioni, anche millantate, che li fanno apparire sostenibili.

Come agenzia di comunicazione siamo molto sensibili a questi aspetti, sia dal punto di vista degli impatti sia rispetto all’importanza crescente della comunicazione aziendale efficace sui temi della sostenibilità.

Guidiamo le aziende verso una comunicazione efficace, mostrando i vantaggi agli stakeholder con contenuti su misura, e ci piacciono le sfide!

Parlaci della tua azienda: saremo al tuo fianco per farti scoprire come minimizzare il tuo impatto ambientale, per consigliarti, per farla emergere e per stimolare i consumatori a scegliere i tuoi prodotti mettendo in evidenza i motivi giusti!

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