I GUSTI E LE CHIAPPE: L’IMPORTANZA DELLO STORYTELLING

storytelling

Quante volte ci siamo chiesti “Ma come si fa a comprarsi una Multipla?” “Com’è possibile che ci sia gente che mangia la mostarda?” “E i cinepanettoni? Incredibile che riempiano le sale!”.

Questo perché i gusti sono vari: con un’offerta abbastanza ampia si può trovare l’acquirente ideale praticamente per qualsiasi cosa.

Iniziamo un viaggio nei gusti e vediamo cosa c’entra lo storytelling.

LA SAGGEZZA SVEDESE

Un detto svedese recita: “I gusti sono come le chiappe: divisi!”.

Nonostante in ogni epoca e, modernamente, in ogni stagione, sembra che “a tutti piaccia” questo o quell’altro articolo di moda, sotto sotto esistono prodotti, servizi ed esperienze molto meno mainstream che stuzzicano i desideri anche inconfessabili di una parte della popolazione.

O meglio, del target.

Il proverbio svedese ci ha visto giusto: non solo sulla divisione, ma anche sulla scelta della parte del corpo.

Le chiappe sono di solito nascoste ed esistono gusti e preferenze delle quali non ci fidiamo a parlare apertamente.

Come i film scarsi, il voto ad un partito o ad un politico dall’etica discutibile, la passione per un cibo controculturale, per non parlare dei gusti in materia di sesso e affini.

Il fatto è che al di là di quello che riteniamo apprezzabile o anche solo concepibile come gusto, esistono tutte le altre metà delle chiappe che possono pensarla in maniera drasticamente diversa dalla nostra.

Ecco perché lo storytelling diventa uno strumento magico!

L’IMPORTANZA DELLO STORYTELLING

La settimana scorsa abbiamo incontrato una professionista dell’ospitalità turistica che presentava i suoi alloggi.

Quello più in auge, con le recensioni più alte, era una stanzina veramente piccola, poco più di un ripostiglio, che aveva l’uso esclusivo di un bagno ancora più piccolo, con la doccia che lo allagava ad ogni uso e un wc montato in diagonale in un angolo perché non c’era modo di installarlo normalmente.

In aggiunta, il bagno puzzava per via di un sifone inaggiustabile vecchio di 80 anni.

Il segreto del suo successo? Lo

storytelling!

L’alloggio non era in un palazzo vecchio, ma in un edificio di stile.

Il bagno allagato ad ogni doccia e con il water storto non puzzava, ma aveva un’atmosfera d’epoca, e la camera non era angusta, ma raccolta e coccola, “cozy”!

E le recensioni parlavano chiaro!

Presentando il possibile e introvabile fascino di una sistemazione da convento di clausura, ecco che l’alloggio si riempie e gli affari vanno a gonfie vele.

TUTTO È ORO SE LO FAI LUCCICARE

Un’altra storia simile riguarda un alloggio in una vecchia casa di montagna, al limite del bosco.

Fredda, abitata dalla padrona fumatrice e dai suoi gatti, più un certo numero di gatti randagi, veniva descritta esattamente in questi termini dal marito della signora, che con un breve annuncio rendeva perfettamente l’idea di cosa si può trovare lì.

I gusti poco confessabili di tabagisti, gattari e persone asociali hanno trovato in uno storytelling diretto e burbero, ai limiti della comicità, la promessa di un sogno.

Si capiva che quello era un ambiente così staccato dalla civiltà urbana da essere semplicemente irresistibile per chi ha bisogno di un posto in cui liberare, per una o due settimane, il proprio Shrek interiore.

IL BIKINI, L’ENGAGEMENT E LA PUZZA SOTTO IL NASO

Negli anni 2010, il mercato degli LCD stava attraversando un periodo di particolare fermento.

Si passava dal segnale PAL all’HD ready, al full HD, al 3D e oltre, presentando prototipi futuristici e orpelli pseudo-tecnologici alle fiere di settore.

Proprio in occasione di una di queste fiere, all’IFA di Berlino, abbiamo avuto modo di ammirare quanto il detto svedese fosse vero e potente.

I diversi produttori di LCD avevano allestito i propri stand in modi completamente diversi e personalizzati.

I marchi minori dai prezzi stracciati ci davano dentro con postazioni piene di neon, acciaio a specchio, standiste praticamente in bikini che non sapevano nemmeno cosa stavano vendendo.

I marchi di largo consumo miravano invece ad una presentazione con stand dignitosi popolati da nerd del settore (ventenni appassionati di elettronica), che spiegavano ai papà tutti i plus di uno schermo Samsung, Sony, Philips etc: questo è retroilluminato, questo è sottile, questo è a 200 Hertz, questo lo puoi vedere da ogni angolazione quindi lo puoi appendere in alto così tuo figlio piccolo non ci spalma sopra lo yogurt e così via.

E poi si arrivava allo stand Loewe, dove tv con pannelli Sharp erano incorniciati in frame dal design minimale e austero, come in un set che mostrava i salotti aristocratici del prossimo millennio.

Qui gli assistenti erano ragazze 100% bon ton, nei modi e nell’abbigliamento, sapientemente istruite sulle funzionalità (banali) degli LCD.

Questo storytelling drammatico aveva un solo scopo: la presentazione di un’idea di agio superiore, di atmosfera nobile, e preparava la mente dell’avventore al vero plus delle tv, cioè il prezzo 5 volte superiore a quello delle analoghe tv Sharp, che montavano gli stessi pannelli.

Anche un prezzo strabiliante ed esagerato è un plus, se lo sai raccontare bene come Loewe.

Perché?

Perché con Loewe compri uno status symbol!

E se vuoi mostrare la tua potenza economica senza sembrare un texano analfabeta arricchito l’altro ieri, non tappezzi i muri del soggiorno con banconote da 500 euro, ma chiami un arredatore che inevitabilmente ti piazzerà al centro della parete una tv da 12.000 euro.

Che va bene tanto quanto quella da 800 euro, beninteso, ma il tuo scopo non è guardarci i film, bensì far vedere la tua tv da re a chi entra nella tua dimora.

Fidarsi dei propri plus a volte è un azzardo, a volte sembra impossibile: ecco perché ogni marchio ha bisogno di uno storytelling su misura.

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